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Le originiLuras,
paese della Gallura di circa 2.800 abitanti, situato nella regione nord
orientale dell'Isola di Sardegna, si estende su un poggio granitico
dell'altipiano del Limbara, a 508 metri di altitudine. |
La storiaIl primo documento storico che cita luras è la Carta Pisana del 1300, dove vi sono elencate tutte le ville del Giudicato suddivise in Curatorie. Luras faceva parte della Curatoria di Gemini Josso. Nel periodo giudicale e spagnolo-aragonese nella zona di Luras sorgevano dei villaggi che sono stati abbandonati in epoche diverse a causa delle pestilenze, delle carestie e delle incursioni dei barbari. Siffilionis (oggi Silonis) sorgeva presso l'antica chiesa di San Pietro, che era la parrocchiale di questo villaggio; Canahim (o Canahini), identificabile con l'attuale Canaili, si estendeva intorno alla chiesa di San Michele e il villaggio di Canarhan, nella regione che oggi viene chiamata Carana, e aveva come parrocchiale la chiesa di San Nicola e San Bartolomeo. Sempre nella curatoria di Canahini sorgevano i villaggi di Astaina e di Hagiana, mentre nella curatoria di Gemini vi era un altro villaggio denominato Campo de Vigne o de Vinyes. Luras fece parte quindi del Marchesato di Gallura e vi rimase fino al 1839. Ed è proprio nell'800 che Luras raggiunge un certo benessere, ossia quando alle tradizionali e tutt'oggi presenti attività agricole si aggiunsero quelle commerciali che videro i luresi impegnati a vendere in tutta l'Isola, e non solo, i propri manufatti: berrittas (antichi copricapi del costume maschile), lana, pelli, lavorati del sughero e del ferro, stoffe, vini, acquavite, formaggi, granaglie, ecc. Oggi l'economia dei luresi è basata sull'agricoltura, sull'allevamento, sulla lavorazione del sughero e del granito e sulla viticoltura. Nel territorio di Luras si trovano le vigne più estese e forse meglio coltivate dell'alta Gallura, dalle quali si producono vini apprezzati oltre gli stessi confini sardi e nazionali: il vermentino, il moscato e il famosissimo Nebiolo di Luras. |
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Il dialettoPer
cercare una spiegazione al perché Luras, a differenza degli altri
centri della Gallura, abbia mantenuto l'originaria parlata sarda bisogna
ricondursi alle diverse ipotesi che tentano di dare una spiegazione possibile
e veritiera sulle motivazioni. |
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L'archeologiaSepulturas de zigantes o de paladinos, così i luresi solevano chiamare i Dolmen, importantissimi monumenti del megalitismo funerario del periodo neolitico, che costituiscono un esempio significativo di una delle maggiori concentrazioni di tali sepolture in Sardegna. Nel territorio di Luras, infatti, ve ne sono ben quattro: l'Allée couverte di Ladas e i dolmen a struttura semplice di Alzoledda, di Ciuledda e di Billella. Molto ben conservati nelle loro strutture realizzate in granito locale, i dolmen di Luras costituiscono, insieme all'allée di Ladas, la cui copertura è costituita da due lastroni piatti, uno dei quali risulta essere, per dimensioni, il secondo in tutto il bacino del Mediterraneo, un'interessante sequenza nell'evoluzione della tipologia costruttiva di questi monumenti megalitici che, partendo dall'esperienza del dolmen semplice dei periodi neolitici, porta alla realizzazione di tombe a galleria, le allée couvertes, e quindi alle Tombe dei giganti. |
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Gli olivastri millenariGli olivastri millenari di Santu Baltolu di Carana sono inseriti in un incantevole contesto naturale, sulle sponde del Lago Liscia, dove il contrasto tra la montagna granitica e lo stesso Lago dà luogo a un'unità paesaggistica di assoluto valore. Il più vecchio di questi olivastri, s'ozzastru, come viene confidenzialmente ma rispettosamente chiamato dai luresi, presenta a metri 1,3 da terra una circonferenza di circa 12 metri per un'altezza di 8 metri e, secondo alcuni studi, dovrebbe avere tra i 3.000 ed i 4.000 anni di età, il che ne fa uno degli alberi più vecchi d'Europa. Questo "patriarca della natura", dichiarato nel 1991 Monumento naturale e ormai inserito con grande risalto nelle più importanti guide naturalistiche, rientra oggi nella lista dei "Venti alberi secolari", uno per ogni Regione italiana, da tutelare e dichiarare Monumento Nazionale con decreto ministeriale. |
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Le chieseNel
1765, per ordine del Vescovo di Civita Pietro Paolo Carta, venne distrutta
l'ormai diroccata chiesa di San Giacomo, ed in sostizuzione venne
costruita la nuova parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario,
Patrona di Luras, austera chiesa in stile neoromanico che, con facciata
in granito a vista e l'interno a tre navate, con le arcate ed i rossi
mattoni delle volte a botte, rappresenta un prezioso esempio di stile
di architettura religiosa in Gallura. Pregevoli le bussole in legno scolpito,
del 1907, il battistero marmoreo del XIX secolo, la Madonna con Bambino,
dipinto manierista del XVII secolo, La Pentecoste, dipinto di
Antonio Caboni (1874), Il Purgatorio, dipinto di Giovanni
Patrone del 1927. |
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Le citazioni precedenti sono tratte dall'opuscolo realizzato dalla Associazione Turistica Pro Loco e dal Comune di Luras | |
Il presepe sardoChi
visita il paese durante le festività natalizie può ammirare
il tradizionale presepe di Santa Croce, curato da Pier Paolo Cabras, Priore
della omonima Confraternita, che riproduce ogni anno con l'aiuto dei confratelli,
in un caratteristico angolo, la vita paesana di anni orsono. Una costante
è che la natività avviene sempre in un ambiente che ha come
sfondo il nostro paese, ricostruito con puntigliosa fedeltà mostrando
scorci di Luras.
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